“Come per tutte le cose della vita anche per il Covid-19 ci vuole buon senso.
La teoria più sicura sarebbe quella di chiudere l’Italia sotto una campana di vetro dove nessuno esce. Ma sappiamo bene che non possiamo permettercelo. Dobbiamo impedire la catastrofe economica, oltre a quella che si sta verificando tra gli studenti (che in ogni caso si incontrano fuori dalle scuole). Dobbiamo ricominciare a vivere, seguendo regole serie e scrupolose che ci permettano di rialzarci. Con il Covid ci dobbiamo convivere; rasegnamoci al fatto che il virus resterà tra noi ancora a lungo. E senza alcun negazionismo dobbiamo organizzare la nostra vita e continuarla. Subentriamo con positività alla rassegnazione. Deve restaurarsi la stessa fiducia che si instaurò nel 1976 dopo il terremoto del Friuli. Dove c’era un disastro e poi subito una ricostruzione da fare. E le persone si assunsero anche i rischi di quella ricostruzione perché si respirava un clima di fiducia. Non possiamo vivere di blocco dei licenziamenti, di cassa integrazione o di sussidi vari. Senza poi considerare il disastro scolastico. La scienza non può e non deve essere messa in discussione. Gli scienziati facciano il loro lavoro, ma la politica deve fare il proprio e mediare tra le varie necessità.
Dopo aver parlato dei problemi è giusto fare le proposte. Ne faccio tre minimali, ma che assumerebbero un grande significato se fossero ascoltate.
La prima proposta consiste nel distinguere Bar e Ristoranti. Io quei lavori li conosco bene e so che sono ambienti molto molto diversi. Una cosa è l’assembramento che si forma in un bar e un’ altra è il ristorante. Chi va in ristorante solitamente è con un famigliare o con un amico con cui ha in ogni caso uno stretto contatto.
La seconda proposta riguarda i centri commerciali. Si vedono file chilometriche e assembramenti davanti ai negozi proprio grazie alle chiusure imposte. Se permettessimo aperture più lunghe la gente si distribuirebbe in un arco di tempo molto più ampio. Piu che altro le persone hanno voglia di uscire.
La terza proposta consiste nel dare poteri ai prefetti che, nelle singole realtà locali, possono vigilare e normare lavori che a livello maggiore non si riescono a controllare. Un esempio sono i conduttori di cani da slitta che per codice ateco non possono lavorare, ma la loro mansione consiste nel portare una/due persone nel mezzo del nulla. Se la logica resta quella di non far uscire le persone, siamo persi. Qualora la logica cambiasse mettiamo al centro la Salute, ma andiamo ad aggiungere economia e lavoro alle esigenze del paese.
I prefetti slegati dalle logiche strettamente politiche possono avere un ruolo fondamentale.
Se ci saranno aperture politiche su queste proposte o altre io sono a disposizione.”
On Renzo Tondo